“Mio figlio è molto impegnativo!”

“Quando fa i capricci vado in tilt e non so più che fare!”

“Non mi ascolta mai!”

“Mio figlio è tremendo: fa quello che gli dico solo quando urlo!”

Queste parole esprimono lo sconforto, la fatica o il sentimento di impotenza che accompagna l’educare i figli. Queste frasi però raccontano anche di quanto le etichette che usiamo, le visioni esagerate che creano in noi emozioni di rabbia, colpa, tristezza, bloccano le nostre risorse, le nostre capacità di riflettere e quindi agire in modo efficace.

Ogni situazione è di per sé neutra, siamo noi ad attribuirne un significato positivo o negativo, in base a come la “pensiamo” e interpretiamo.

Imparare ad esercitare l’autocontrollo con attribuzioni efficaci, a restare consapevoli della funzione del nostro ruolo, utilizzando in modo proficuo i nostri vissuti emotivi, grazie all’uso di tecniche assertive di rinforzo in merito al comportamento del nostro bambino, ci aiuta a relativizzare, riconoscendo che NON E’ SBAGLIATO O CATTIVO IL NOSTRO BAMBINO O NOI COME GENITORI, ma è il suo o il nostro atteggiamento e/o comportamento, in quella situazione.

Permettendoci di andare oltre le nostre paure, aspettative, dubbi e insicurezze personali, riusciremo ad accedere alle risorse sempre presenti in tutti noi, di cui spesso non siamo consapevoli per primi, proprio perché appannate da tali carichi emotivi.

Proviamo quindi a:

1. Prenderci una pausa quando siamo stanchi e sovraccarichi;

2. Svolgere attività piacevoli per ricaricarci;

3. Imparare a parlare a noi stessi, esercitando l’autocontrollo (è un “muscolo” che si può allenare!);

4. Usare pensieri più efficaci, non generanti rabbia, ansia o impotenza;

5. Imparare a usare “messaggi IO” e non “messaggi tu” (cioè partendo da me e non da te-figlio);

6. Usare le nostre emozioni per metterci in contatto con nostro figlio;

7. Provare a metterci nei panni di nostro figlio e cercare di capire se vede le cose in modo diverso da noi (potremmo renderci conto che esiste un punto di vista diverso e che possiamo capire);

8. Usare la sgridata-castigo solo se serve (ma che sia breve e comprensibile), ricordandoci comunque di rinforzare la sua autostima e confermare il nostro amore (perché per i bambini non e’ così scontato dopo una litigata);

9. Sostenerci, facendo in modo di essere una reciproca risorsa per il nostro partner, pur esprimendo le nostre differenze.

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